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Trasparenza delle transazioni commerciali ed estensione dei pagamenti elettronici obbligatori: parla l’avvocato Lucci

Cosa ne pensa in merito agli interventi indetti dal governo sulla trasparenza delle transazioni commerciali ed estensione dei pagamenti elettronici obbligatori?

I due interventi, previsti nel programma del nuovo Governo, hanno un aspetto in comune: in entrambi i casi, il risultato concreto sembra essere l’aumento di adempimenti/obblighi a carico dei contribuenti e un corrispondente incremento dei dati che affluiscono all’Amministrazione finanziaria, che vedrebbe così aumentare le possibilità di analizzare e valutare il comportamento dei contribuenti.

Secondo lei: è questa la direzione giusta da intraprendere?

Per rispondere positivamente, dovremmo essere certi del fatto che i dati che già attualmente l’Amministrazione ottiene siano pienamente sfruttati e che, quindi, un loro incremento, per quanto costoso per i contribuenti, sia giustificato da un’effettiva maggiore capacità di contrasto dell’evasione fiscale. Ma le cose non stanno esattamente così.


L’aumento della trasparenza delle transazioni commerciali e l’estensione dei pagamenti elettronici obbligatori possono essere efficaci per la lotta all’evasione fiscale?

Suppongo che aumentando le informazioni sulle transazioni e quelle sui pagamenti si aumentano, in linea di principio, le possibilità dell’amministrazione finanziaria di analizzare e valutare il comportamento dei contribuenti.


L’analisi della situazione attuale suggerisce
che le cose non stanno esattamente in questo modo e credo che aumentare gli adempimenti a carico dei contribuenti e i dati a disposizione dell’Amministrazione finanziaria non ha senso fino a quando non si rimuovono gli ostacoli che oggi impediscono alla stessa Amministrazione di sfruttare pienamente i dati che sono già in suo possesso. L’Agenzia delle Entrate è pensata come un organo puramente repressivo, che interloquisce con il contribuente quasi esclusivamente nella fase successiva alla dichiarazione; la quantità di dati a sua disposizione dovrebbe essere utilizzata per un’azione preventiva o dissuasiva, non esclusivamente repressiva. Ciò dovrebbe comportare di un vero e proprio cambiamento culturale a cui dovrebbe necessariamente corrispondere un cambiamento organizzativo e di formazione del personale. Diciamo che solo quando questi ostacoli saranno rimossi, e si saranno create le premesse per un utilizzo pieno ed effettivo dei dati da parte dell’Amministrazione finanziaria, si potrà valutare, in modo sereno ed obiettivo, se è davvero utile e necessario aumentare ulteriormente le informazioni di cui l’amministrazione già dispone per valutare la correttezza dei comportamenti fiscali individuali.

Ritengo comunque che sia necessario un abbassamento della pressione fiscale, non si può iniziare alcuna caccia alle streghe, dal momento che attualmente il contribuente  è spremuto da questa Amministrazione Finanziaria che richiede sempre di più da chi già paga, non incidendo in alcun modo sugli evasori totali

Qualcuno dovrebbe comprendere che fare impresa con le attuali regole è impossibile  impossibile. La pressione fiscale tra saldo ed acconto, in alcuni casi, supera il 70%! Poi c’è la questione dell’inaffidabilità del sistema Paese dove ogni Governo che subentra, “cambia le regole fiscali”.

 

 

 

 

 

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